Per il riscaldamento di una casa e dell’acqua sanitaria, la caldaia è l’elemento più importante; per questo, a seconda delle varie esigenze, ne esistono diverse tipologie con differenti caratteristiche.
In questo articolo passiamo in rassegna insieme le principali.
Le caldaie: tipologia a gas
Le caldaie a gas si dividono principalmente in due grandi gruppi, a seconda del gas, appunto, che fa loro da combustibile:
- caldaie a metano;
- caldaie a GPL.
Caldaie a metano: le caratteristiche
Le caldaie a metano sono le più economiche e le più diffuse, anche perché il metano è il gas distribuito a livello nazionale, con una rete talmente capillare da fare sì che l’attacco non sia troppo dispendioso e non ci sia bisogno di cisterne per lo stoccaggio.
Gli apparecchi di questo tipo devono essere forniti assolutamente di alcune connessioni fondamentali: una per il gas, una per l’entrata dell’acqua fredda sanitaria, una per l’uscita dell’acqua calda sanitaria, una per l’uscita della conduttura del riscaldamento , una per la mandata della conduttura del riscaldamento e la canna fumaria.
Il blocco bruciatore, in una caldaia a metano, consiste dei seguenti componenti:
- bruciatori di gas aspirati a tappeto;
- sistema di modulazione della fiamma, che serve per regolare l’intensità stanziata;
- il sistema automatico di controllo elettronico che fa sì che il sistema di modulazione della fiamma possa essere efficace. Esso viene impostato in base a parametri scelti dall’utente che dipendono dalle sue esigenze, ovviamente in base alla zona climatica del luogo in cui si trova la sua abitazione.
Alcune caldaie a metano dispongono, inoltre, di un bruciatore a premiscelazione: ciò vuol dire che sono in grado di incorporare in proporzioni più accurate aria e gas prima che avvenga l’accensione, garantendo quindi un rendimento migliore e il conseguente risparmio sulle spese, nonché una maggiore tutela dell’ambiente.
Caldaie a GPL: le caratteristiche
Il GPL è una commistione di idrocarburi alcani a basso peso molecolare e viene di solito trasportato su strada, ferrovia e via mare tramite autocisterna, ferrocisterna o gasiera.
Le caldaie a GPL hanno una diffusione meno capillare di quelle a gas metano perché hanno bisogno di molto spazio: infatti necessitano di una grande bombola o di una cisterna per stoccare il gas, e anche le tubature devono essere di dimensioni più piccole.
Ciò fa sì che gli impianti a GPL siano per lo più presenti dove la rete nazionale del gas metano non riesce ad arrivare.
Esse possono essere usate sia per uso condominiale che familiare e, in caso di necessità, con determinate piccole modifiche possono funzionare anche a metano.
Caldaie a metano o a GPL? Differenze, vantaggi e incentivi statali
Quale caldaia scegliere fra una a metano e una a GPL? Come abbiamo visto, la prima grossa discriminante è la diffusione (il metano è distribuito in modo molto più capillare) e lo spazio necessario: le caldaie a GPL, infatti, ne necessitano molto di più.
D’altro canto, l’installazione delle caldaie a metano è più economica. Con una piccola trasformazione, le caldaie a metano possono anche funzionare a GPL.
Per le caldaie a metano esistono incentivi statali nel caso in cui si debba sostituire una vecchia caldaia a gasolio o a olio combustibile; le informazioni necessarie vengono date dai comuni, dalle regioni e, per le caldaie ad efficienza elevata, dall’Agenzia delle Entrate.
Per quanto riguarda le caldaie a GPL, per poter usufruire degli incentivi statali devono essere presenti determinate caratteristiche: innanzitutto, il marchio di rendimento energetico deve avere almeno 3 stelle basandosi sulle direttive CEE 92/42; il livello di efficienza deve essere alto e il livello di emissione di sostanze inquinanti basso.
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Tipologia di installazione delle caldaie: a murale e a basamento
Installare una caldaia non è un’operazione da poco; perciò a questo scopo è sempre bene chiamare un tecnico. Tuttavia, a seguito di recenti normative che hanno ridotto molto le tipologie di caldaia ammesse dalla legge, l’installazione degli impianti di riscaldamento ad oggi avviene principalmente in due modi: a murale e a basamento.
Installazione caldaia a murale: caratteristiche, vantaggi e svantaggi
La caldaia a murale, come dice il nome, ha la caratteristica principale di venire fissata alla parete; può essere dunque installata in una nicchia, o essere “nascosta” all’interno di un elemento d’arredo, esternamente o internamente alla casa. Ciò a patto, ovviamente, che sia di dimensioni ridotte. Il principale vantaggio della caldaia a murale, dunque, è il poco ingombro.
Installazione a basamento: caratteristiche, vantaggi e svantaggi
Le caldaie a basamento funzionano, di base, nello stesso modo di quelle a murale, ma sono di maggiori dimensioni, e quindi non possono essere fissate al muro ma vengono appoggiate al pavimento. La grandezza, potenzialmente senza limiti, fa sì che queste caldaie possano essere più capaci di quelle installate a murale, e che quindi vengano utilizzate principalmente in ambito industriale o commerciale, dove il riscaldamento e l’acqua sanitaria devono coprire i bisogni di ambienti molto grandi, processi produttivi o un maggiore numero di individui. La maggiore ampiezza di spazio a disposizione in questi campi fa sì, inoltre, che gli svantaggi estetici derivanti dalla presenza di queste caldaie siano limitati semplicemente installando l’impianto in una stanza a parte.
Tipologie di caldaie tradizionali: a camera aperta, a camera stagna
Le caldaie utilizzate dalla maggior parte delle famiglie si differenziano prevalentemente per il funzionamento della “camera” di combustione, ovvero lo spazio rivestito di fibra di ceramica collocato tra scambiatore e bruciatore: in essa ha luogo parte della miscelazione dell’aria per la combustione con il gas che proviene dal bruciatore, per poi produrre la fiamma.
La camera può essere aperta o stagna; le due tipologie differiscono per differente modalità di tiraggio e di prelievo dell’aria comburente.
Il tiraggio è il continuo movimento dell’aria nel camino o nel braciere, col doppio fine di fornire ossigeno per il bruciamento ed eliminare i fumi; l’aria comburente invece è il mix di sostanze che rende possibile la combustione.
Infatti le caldaie a camera stagna usano il tiraggio forzato, ovvero un sistema di tubi doppio che, da una parte, risucchia l’aria comburente in un ambiente esterno rispetto alla stanza dove si trova la caldaia, e dall’altra espelle i fumi creatisi in seguito all’accensione della fiamma. Le caldaie a camera aperta, invece, utilizzano il tiraggio naturale, ovvero: l’aria comburente viene prelevata dall’ambiente in cui è installata la caldaia; i fumi vengono invece espulsi mediante un condotto verticale.
A conseguenza di ciò, come si può intuire, le caldaie a camera stagna possono essere collocate anche in ambienti piccoli, come ad esempio in cucina, e sono ottime per le case di modeste dimensioni che non dispongono di un locale apposito per la caldaia. Invece le caldaie a camera aperta devono essere poste in ambienti ben ventilati e areati, e munite di canne fumarie che portino all’esterno i fumi. Ciò comporta che questa tipologia di caldaia, per sicurezza, non possa essere montata nei bagni e nelle camere da letto, mentre quella a camera stagna, nella sua ultima evoluzione (detta “caldaia a condensazione”), può essere installata ovunque. (Le caldaie a camera stagna tradizionali, infatti, non sono più in commercio).
Caldaie di ultima generazione: caldaie a condensazione
La caldaia a condensazione ha un costo più elevato rispetto alle precedenti, ma è molto più rispettosa dell’ambiente, e permette anche di risparmiare sulle spese di riscaldamento.
Ma come funziona una caldaia a condensazione? In pratica il loro principio è quello di utilizzare e valorizzare anche l’energia contenuta nei fumi di scarico, che invece vengono semplicemente espulsi; in questo modo, il potere calorifico del combustibile ha una resa che sfiora il 100% e quindi ne servirà molto meno per raggiungere la temperatura desiderata dell’acqua o del riscaldamento. Questa tipologia di caldaie prende il nome dallo scambiatore – condensatore avente il ruolo di sottrarre il calore latente del vapore acqueo.
Esistono caldaie a condensazione di diverse dimensioni e capacità di potenza, in modo tale da essere adatte per l’uso civile e commerciale; in inverno, per il riscaldamento degli ambienti e dell’acqua, così come in estate, quando invece serve solo il riscaldamento dell’acqua. Possono essere inoltre collocate sia all’esterno che all’interno.
Altre caldaie di ultima generazione
Le caldaie a condensazione fanno parte del gruppo delle cosiddette “caldaie di ultima generazione”, ovvero impianti che hanno una resa maggiore della media e permettono quindi un risparmio sulla bolletta che è stato calcolato essere intorno al 30%.
Se le caldaie a condensazione sono l’ultima generazione degli impianti a gas, per gli impianti alimentati a biomassa l’ultimo ritrovato consiste nelle caldaie a pellet.
Le caldaie a pellet risultano essere apprezzate e convenienti per via del prezzo nettamente più basso del combustibile legnoso rispetto a quello fossile. Il pellet è inoltre molto facile da trovare e in certi casi può essere consegnato a domicilio come avviene per il GPL, mediante autocisterne con tubo flessibile.
Come per le caldaie a condensazione, per le caldaie a pellet è prevista la possibilità di detrazione fiscale fino al 65% sulla sostituzione del vecchio impianto di riscaldamento.
Quanto dura il ciclo di vita di una caldaia a gas?
Una caldaia a gas ha una durata di vita che si aggira intorno ai 15 anni in media.
Ovviamente poi questo periodo può allungarsi o accorciarsi a seconda di vari fattori; ad esempio l’ambiente di installazione, la frequenza d’uso, l’assiduità e la qualità della manutenzione ordinaria, se vi siano stati periodi di inattività dell’apparecchio o meno, la qualità dei materiali e della progettazione.
C’è inoltre da considerare il fatto che l’età dell’apparecchio non si calcola dalla data in cui è stato installato e messo in funzione ma dalla data di produzione.
Uno degli aspetti più importanti di cui avere più cura, tra i precedenti, è la manutenzione ordinaria: se essa non viene eseguita correttamente e con costanza, infatti, la durata dell’impianto può diminuire in modo drastico. Si consiglia di prestare attenzione a questo dettaglio soprattutto quando l’apparecchio supera i 7 anni d’età.
Come capire quando è il momento per cambiare una caldaia e in quanto tempo si recupera l’investimento?
È consigliabile non aspettare che una caldaia si rompa prima di procedere alla sostituzione. Per capire quando è il momento giusto per cambiare il proprio impianto è sicuramente raccomandabile consultare il proprio tecnico di fiducia, che potrà percepire, mediante alcuni specifici interventi, se ci sono punti deboli o pericolosi nel funzionamento della caldaia.
In ogni caso, esistono anche alcuni parametri osservabili dall’utente stesso che possono aiutare a comprendere se sia il caso di sostituire un apparecchio o no. Ad esempio, l’ammontare della bolletta: infatti, un impianto di riscaldamento che non funziona bene non è efficiente, e quindi ha bisogno di molta materia prima per raggiungere gli stessi risultati che invece verrebbero ottenuti con molta meno fatica da un impianto recente e ottimizzato.
Perciò, anche se il cambio della caldaia è un investimento piuttosto pesante per il bilancio della famiglia media, bisogna anche pensare che questo costo imprevisto sul lungo periodo viene riguadagnato grazie all’ingente risparmio sulla bolletta; per non parlare poi del minore impatto che il nuovo apparecchio avrebbe sull’ambiente. Si calcola che il tempo necessario per rientrare dall’investimento sia di 4-5 anni.
[Vorresti sapere qualcosa di più sulle caldaie a condensazione? Leggi anche il nostro articolo “Caldaia a condensazione: come funziona”]