Il costo energetico di un'attività ristorativa

Avviare e mantenere un’attività di tipo commerciale significa, per la maggior partedelle volte, fare fronte a non pochi costi. Prendiamo, per esempio, un qualunque locale che lavora nell’ambito della ristorazione: le spese che i proprietari devono sostenere sono certamente più alte all’inizio. In questo caso la maggior parte dei pagamenti vengono effettuati alla ditta di costruzione che, a più livelli, si occupa di costruire, ristrutturare e arredare i locali del ristorante. [001 C PMI] Ristorazione_ScopriComeMinimizzare4.jpg

Ma non basta. Anche quando un esercizio commerciale è avviato, un proprietario deve fare i conti con altri costi: essi afferiscono, per la maggior parte, alle bollette di gas, luce e acqua. Un locale, infatti, utilizza una grande quantità di energia elettrica per tenere attivi frigoriferi, forni, cucine, illuminazione e acqua corrente. A essi, poi, vanno aggiunti i consumi del gas qualora cucine, forni e scaldabagno vengano alimentati con questa fonte di energia. Insomma, un impegno economico di non poco conto! 

 

Cosa dice la legge?

Ma è possibile risparmiare da qualche parte? La risposta è sì e, per le attività di ristorazione, proviene direttamente dalla legge italiana. 

La normativa che disciplina le imposte sui consumi di gas naturale e di energia elettrica (il cosiddetto Testo Unico sulle Accise) contempla diverse tipologie di fornitura per le quali sono previsti benefici nell'applicazione delle accise. 

La riduzione dell’aliquota accisa sui consumi di gas

Ma di che cosa si tratta? I benefici che abbiamo appena accennato consistono nella riduzione dell’imposta di consumo sul gas naturale e della relativa addizionale regionale. Tale sgravio può essere richiesto dai clienti con forniture relative ad usi industriali, agricoli ed artigianali, tra cui figurano anche, udite udite, tutti quegli esercizi che si occupano di ristorazione. 

Merito della legge 488 del 23 dicembre 1999 (meglio nota con il nome di Legge Finanziaria 2000), la quale ha ampliato le riduzioni in oggetto anche ad attività come ristoranti, trattorie, tavole calde, pizzerie e birrerie. 

Successivamente con l’entrata in vigore delle Legge n. 286 del 24 novembre 2006 che ha ampliato l’agevolazione fiscale agli usi del settore della distribuzione commerciale, anche le attività di somministrazione di bevande (bar, caffè...) hanno diritto all’agevolazione. 

Tutta la procedura per richiedere (e ottenere) la riduzione

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Come si fa, quindi, a risparmiare sulla fornitura? Innanzitutto l’attività di ristorazione deve essere identificabile dalla visura camerale. Inoltre se l’agevolazione viene richiesta per attività operante nel settore della distribuzione commerciale, è fondamentale che il codice ateco presente in visura rientri fra i codici del commercio. 

Occorre però fare attenzione: ci sono dei casi in cui, nonostante la fornitura di gas naturale sia finalizzata al funzionamento di un’attività di ristorazione, la riduzione dell’imposta di consumo sul gas naturale e della relativa addizionale regionale non è prevista.

Quali sono questi casi? Per esempio, quello in cui il gas utilizzato viene impiegato in sedi, uffici o magazzini distaccati dal luogo di esercizio dell'attività. Oppure che il gas venga consumato per usi privati qualora esista un unico contatore sia per l'abitazione sia per il luogo dove viene esercitata l'attività. 

I moduli

Verificati questi requisiti un locale può fare richiesta della riduzione all’azienda distributrice di gas naturale presentando un’autocertificazione (disponibile con la documentazione contrattuale) correttamente compilata e sottoscritta  dal legale rappresentante allegando fotocopia del documento di identità. 

L’agevolazione decorre dalla data di presentazione del modulo correttamente compilato e sottoscritto. Sarà premura della società di fornitura inviare, per gli opportuni controlli, la documentazione all’Agenzia delle Dogane.

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