Ecco cosa sta cambiando dal 3 luglio 2021 nei Paesi Europei dopo la presentazione della direttiva europea contro gli oggetti in plastica usa e getta (SUP): in Austria è stato approvato un disegno di legge che obbliga la vendita di una quota di bevande in contenitori riutilizzabili, la Francia, segue l’esempio la Spagna, ha varato misure per ridurre il consumo di prodotti in plastica monouso e promuovere la diffusione di prodotti e imballaggi riutilizzabili, ha messo il divieto di vendere frutta e verdura confezionata in plastica nei supermercati.
In Germania è stata introdotta una legge che obbliga gli esercenti a mettere a disposizione dei consumatori alimenti e bevande anche in contenitori riutilizzabili sia per il consumo sul posto che da asporto. E l’Italia? Il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani auspicava come data di fine revisione e messa in atto della direttiva europea anche nel Bel Paese il mese di ottobre 2021 ed ecco che, con qualche mese d’attesa, da venerdì 14 gennaio 2022 è stata recepita la direttiva europea “Salvamare”.
Prodotti vietati:
- piatti e posate usa e getta di plastica
- borse di plastica
- cannucce
- palloncini e bastoni per palloncini
- cotton fioc
- contenitori per bevande in plastica monouso
- tappi
- coperchi
- attrezzi da pesca contenenti plastica
Prodotti in commercio:
- piatti e posate al 100% di plastica biodegradabile
- piatti e posate in plastica lavabile
Molti cittadini e tanti volontari impegnati in prima linea in sostegno dell’ecosistema, uno tra questi Giuseppe Ungherese, hanno gradito solo in parte la notizia. Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, ritiene incomprensibili le esenzioni nei confronti di prodotti rivestiti in plastica e le deroghe per gli articoli monouso in plastica compostabile ingiustificate.
Prova a ridimensionare Giulia Novati, ingegnere e membro del think tank : “Il problema principale non è la plastica in sé, ma la logica del monouso, che porta a un consumo spinto di risorse, ed è su questo che si è concentrata Bruxelles”. Mauro Albrizio, responsabile dell’ufficio europeo di Legambiente dall’apertura nei primi anni Duemila dice: “Se da una parte è vero che la direttiva non è stata recepita in maniera rigorosa – prosegue Albrizio – lo è altrettanto che il testo lascia alcuni margini interpretativi, una zona grigia all’interno della quale è possibile negoziare”. Albrizio sostiene che nonostante la normativa europea non sia troppo rigida, non tiene conto di alcune specificità nazionali.
Di fronte alle tante campagne di sensibilizzazione per diventare più green ed ecosostenibili a favore del benessere del nostro pianeta, l’Italia, leader continentale nel settore delle plastiche, ha trovato il modo di aggirare l’ostacolo, in parte a tutela del settore produttivo e lavorativo meno per quanto riguarda le emissioni che rimarrebbero alte quando si tratta di riciclare e riutilizzare i materiali compostabili. Con tali correzioni viene meno l’obiettivo principale della direttiva, la guerra al modello dell’usa e getta.
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